Il boom di cremazioni in Italia solleva molte preoccupazioni, con medici e ambientalisti che sollecitano norme più stringenti.
L’Italia sta assistendo a un notevole aumento delle cremazioni, con 87 forni crematori attivi soprattutto nel Centro-Nord del Paese. Questa tendenza ha suscitato l’allarme tra i medici e gli ambientalisti, preoccupati per i possibili rischi per la salute e l’ambiente, derivanti proprio dalle emissioni di questi impianti.
L’aumento spropositato delle cremazioni in Italia
I forni crematori sono impianti destinati alla cremazione dei defunti e/o di carcasse animali, un processo che comporta l’incenerimento attraverso trattamento termico a temperature elevatissime. È quindi indispensabile considerare il rischio ambientale e sanitario correlato alle emissioni di questi impianti.
Il moltiplicarsi delle cremazioni in Italia, spesso sovradimensionati rispetto al fabbisogno del territorio, ha allertato inevitabilmente il mondo scientifico medico, dando vita a un acceso dibattito sull’inquinamento atmosferico.
“Tale rischio è aggravato dall’assenza di una specifica normativa di settore, e dalla carenza di efficienti e adeguate misure di monitoraggio per numerosi degli inquinanti emessi. Questi due aspetti, normativo e tecnico, vanno necessariamente colmati”, affermano Agostino Di Ciaula, Maria Grazia Petronio, Giovanni Ghirga, Ferdinando Laghi e Roberto Romizi, curatori del documento.
Il Position Paper dell’ISDE
A seguito delle tensioni che si sono venute a creare, l’Associazione Italiana dei Medici per l’Ambiente (ISDE) ha pubblicato il primo position paper italiano, che esamina gli effetti ambientali e sanitari dei forni crematori in aree urbane.
Si tratta di un approfondimento scientifico sugli accorgimenti necessari affinché la cremazione non costituisca un’ulteriore fonte di inquinamento con conseguente impatto sulla salute umana. Lo scopo è quello di fornire indicazioni per la realizzazione di forni crematori il meno impattanti possibile, facendo proprie anche le raccomandazioni degli esperti dell’ISPRA.